[…segue]
Calia non riusciva a distogliere gli occhi dai graffi comparsi sulle sue braccia, al risveglio da un sonno debordato nella realtà che lei credeva veglia, e di cui ormai non poteva più essere certa che fosse tale. Se ciò che avrebbe visto nei sogni futuri avesse avuto effetti sempre più reali nel bosco fisico del loro viaggio, mentre la vicinanza alla radura rendeva potente il materiale onirico, Calia non riusciva a sentire dentro di sé un’energia in grado di opporsi ad un evento così grande e terrificante. Garco confermò la sua paura:
“I Tre Saggi mi avevano avvertito. La nostra mente sarà il nostro peggiore nemico, finché il nostro cuore ci darà il colpo di grazia.”
“Ma come possiamo difenderci da tutto questo?”
“Dobbiamo restare vicini, e cercare di proteggerci l’uno con l’altra. Perderemo sempre di più il contatto con la realtà, e dovremo affidarci solo alle nostre sensazioni, cercando di non abbandonarci a ciò che vediamo. Sono i nostri incubi, Calia, e le visioni che ci vengono mostrate dal Male per confonderci e spaventarci, la nostra vera sfida. E il lato peggiore è che la verità di quei sogni è quasi certa. Il Male mente nel raccontare i dettagli, ma le basi degli accadimenti sognati sono reali!”
“Che vuol dire reali, come è possibile che siano veri? Sono eventi del passato, del presente, del futuro?”
“Possono essere di qualsiasi tipo: il Male confonde, ma proprio dall’odio che abbiamo dentro trae la verità delle visioni che ci mostra. I sogni provengono da noi: Lui li mostra solo in modi devianti”
“Non è possibile. Ciò che ho visto non può essere vero!”
“Purtroppo si, Calia. È orribile anche per me. I Tre Saggi mi hanno messo in guardia: in fondo il vero nemico è ciò che abbiamo dentro. Il Male non fa altro che mostrarcelo fino a che non possiamo evitare lo scontro con noi stessi. Proprio in questo scontro è stato annientato il Quarto Saggio”
“Ramon…”
Si lasciò sfuggire Calia.
“Lo hai sognato vero?”
Chiese Garco, con la conferma già chiusa nella sua domanda. Continuò:
“Ramon non era come credevi, Calia. Ramon non è chi credevi.”
“Chi è allora?”
“Credo che tu lo abbia già visto”
“Ramon non è quello che ho sognato. È il Male che vuole portarmi ad odiarlo, è il Male che vuole che io lo consideri un demone come…”
Calia si arrestò per un’incomprensibile pudore.
“Come me, Calia?”
Garco continuò:
“Questo lo capirai da sola. Capirai chi è che mente fra noi due. Io ti ho protetta dalle insidie del bosco, dai suoi pericoli concreti e spirituali. Io sono stato una guida finora sincera e decisa. Lui cosa ha fatto? Ti ha illuso con delle speranze di libertà di cui meritavi di sapere la reale difficoltà; prima è svenuto, poi è morto senza lasciarti un minimo di protezione, senza essere in grado di darti l’aiuto che meriti, senza mantenere la sua finta promessa di libertà. Nel suo folle e orribile piano non è stato in grado di concludere nulla né per sé né per te. La sua vigliaccheria lo ha portato a spezzarsi come un ramoscello.”
“Smettila, BASTA!”
“Capisco la tua confusione, Calia, ma prima ti accorgerai quale è la verità prima capirai che Ramon ti stava usando per conquistare il Male, per entrare nelle sue grazie, dandoti in pasto a lui. Ramon si è sempre sentito, ed a ragione, un inetto, un inconcludente, un piccolo essere dalla misera vita. Era stato emarginato da tutti, e nella possibilità di rompere il Patto ha intravisto la vendetta perfetta per la comunità, per chi lo aveva a suo dire messo da parte, e soprattutto contro di te, colei che aveva innescato tutto, il suo rimorso enorme, il suo amore non corrisposto, i suoi dolori più profondi. La sua disfatta come uomo.”
“NON È VERO, MENTI, STAI MENTENDO! IO AMAVO RAMON COME LUI AMAVA ME!”
“Ma tu non sapevi chi era il ragazzo che è entrato improvvisamente nella tua vita dopo dodici anni, tu non sapevi che quel bambino che ricordavi era scomparso da tempo, per lasciare il posto ad un verme desideroso di vendetta, e che usava la vostra amicizia per consegnarti alla forza che avrebbe distrutto tutto, e tutti noi. Quell’essere ha ingannato la comunità intera, che lo credeva sinceramente innamorato di te, tanto da proporgli la guida del tuo salvataggio. Ramon non accettò inscenando una commedia che ci impedì di comprendere il suo folle piano, molto più in là di quello cui io credevo potesse arrivare la sua mente disturbata. Non so se sapeva di essere seguito, ma credo di si, credo che ci aspettasse per uccidere anche noi, i soli rimasti probabilmente in vita dopo l’arrivo del Vortice.”
“SMETTILA, GARCO, SMETTILA O TI UCCIDO!!”
“Ascoltami, Calia, ti prego. Ho sognato tutto questo, lo ho visto in sogno proprio ora come tu hai visto quelle immagini terribili. I sogni nel bosco sono veri, i sogni sono i portatori del germe del Male dentro di noi. Aver visto come Ramon ci ha ingannato mi ha riempito di collera, ed ha distrutto ogni mia certezza, gettandomi in una sensazione di totale annientamento. Credevo di poter resistere alla rabbia, ma ora so che sono stato ingannato come non avrei mai creduto di poter essere. Sono stato sconfitto dalla mente folle di quel vigliacco di Ramon. Ringrazio solo che il Male stesso si sia accorto della sua inutilità, e lo abbia schiacciato.”
Garco descriveva la sua rabbia senza tuttavia che la calma che lo avvolgeva sempre sfuriasse troppo nell’aria malefica di quel luogo di morte, mentre rievocava la trappola di Ramon rivelata in sogno: solo i suoi occhi sembravano arrossarsi più del resto del volto, tinteggiando i suoi lineamenti perfetti. Calia invece bruciò di collera, improvvisamente, e con un irrefrenabile desiderio di esplodere, mentre Garco accusava il suo amore, con colpi profondissimi ed insanabili di orrore si scagliò su di lui senza altra immagine che il suo cadavere, a vendetta di quello di Ramon. La sorpresa di Garco fu tale che non riuscì ad evitare le mani di Calia su di lui. La rabbia che lo colpì fu straordinaria ed inimmaginabile: Garco venne lanciato indietro colpendo il tronco di un albero, che crollò giù come fosse un fuscello. Calia rimase immobile senza comprendere nulla, fissando ciò di cui era stata la causa, e domandandosi se fosse la realtà o uno dei sogni che continuavano ad avere sempre più influenza su quella stessa realtà.
Garco giaceva a terra, immobile, adagiato sul tronco sradicato. Il suo volto non aveva contratture di dolore, ma un leggero rialzamento ai lati della bocca, che disegnava il fantasma di un piccolo, sgradevole sorriso. Dopo poco si rialzò senza fatica, come fosse solo inciampato, mentre Calia respirava velocemente per ricacciare dentro quell’energia rabbiosa che così maestosamente era sgorgata fuori dal suo corpo. Incredula e spaventata, non sapeva se soccorrere la sua tentata vittima o se dovesse aspettarsi un cruento contrattacco. Garco non mostrava dolore, né rabbia, né paura. Si voltò per guardare l’albero abbattuto dal suo corpo forte fuori natura, poi si avvicinò a Calia, che non riusciva a muoversi aspettandosi il peggio. Gli occhi di Garco erano dentro ai suoi, ed erano illeggibili. Arrivato sufficientemente vicino a lei da poterla colpire con un solo, breve, movimento, rimase immobile e disse:
“Ora proseguiamo.”
Recuperò da terra la maglia strappata e la indossò coprendo solo parte del suo corpo possente, poi spense il fuoco e si incamminò. La luna quella notte non portava la sua luce curiosa con molta decisione, e Calia vedeva poco più in là dei suoi piedi. Fu costretta a superare spavento e dubbio, e ad incamminarsi velocemente dietro Garco, che sembrava come sempre conoscere benissimo il percorso. Più volte Calia si domandò come potesse muoversi con tanta certezza in quel mondo verde e maligno, ma troppe domande aveva dentro di sé, e quello fu solo un altro dubbio che si mischiò ai tanti.
Camminarono molto, ed in totale silenzio, incorniciato da quello innaturale del bosco in ascolto. Calia guardò dietro di sé e le sembrò che due occhi rossi scomparissero nel momento in cui il suo sguardo si poggiò su di loro, ma prima che potesse dire qualcosa, sentì dentro di sé un irrigidimento ben conosciuto, quello che aveva provocato qualche tempo prima l’esplosione di rabbia. Garco si fermò di fronte ad un albero.
“Lo senti?”
Chiese. Calia capiva esattamente a cosa si riferisse.
“Si. Questa è l’ottava tappa. La rabbia dentro di me: sta crescendo incredibilmente!”
“Siamo quasi arrivati alla radura”
Rivelò Garco. Improvvisamente, di fronte a loro, più in là nel bosco, avvolti da una luce tenue, Ramon e Codi, il fratellino di Calia, apparvero tenendosi per mano. Calia sentì che il cuore le scoppiava di gioia. La ragione venne coperta e nascosta dalle lacrime di quel cuore.
“Ramon! Codi!”
Urlò correndo verso di loro. Garco la prese saldamente per il polso, trattenendola, ma Calia, senza pensare, senza capire, si voltò rapidamente colpendolo con una forza immensa. Garco vacillò lasciando la presa, e Calia si avvicinò correndo verso le due persone che racchiudevano l’amore di cui ancora si sentiva costituita. In quei pochi attimi sembrò a Calia che il bosco partecipasse alla sua gioia con canti di uccelli e colori nuovi. Quando li raggiunse, Ramon e Codi scomparvero come fumo, e divennero cinghiali dagli occhi rossi. [continua…]
© Andrea Orlando – 2012 – Tutti i diritti riservati