XIX

[…segue] La foresta finalmente li ebbe. Nonostante il timore di finire i suoi giorni di vita prigioniera della sua casa e di quel piccolo pezzo di terra, un timore che andava e veniva come un ramo pigro in balìa del vento, Calia aveva rotto le sue catene. E quel Vortice innaturale le aveva polverizzate. Non capiva nulla eppure le sembrava che tutto avesse un senso in quel momento, che la natura li aveva spinti nella direzione che loro erano destinati a percorrere. Dove questa li avesse portati non aveva forse più senso del perché. Il senso invece era tutto nel percorso verso la realizzazione di quel destino. La sensazione di essere guidati da una volontà ancora non chiaramente schierata per loro nella regione del Bene o del Male li continuava ad avvolgere con un sorriso enigmatico. Dovevano essere lì, dovevano fare quello che avevano fatto, eppure la tristezza aderiva alle loro pareti interne come un pezzo di stoffa bagnato, insieme a quella inspiegabile serenità che succedeva al lungo periodo di opprimente condizione di prigioniera. Calia si sentiva insensatamente libera e si vergognava della sua infantilità, perché aveva lasciato una gabbia per essere probabilmente rinchiusa dentro un’altra. Come Mary-Jo, però, aveva oltrepassato il lago che recintava il suo sopravvivere. In quell’istante, forse ancora per poco, nulla importava di più.

Ramon si alzò da terra ansimando e guardandosi intorno come se da un istante all’altro potesse ricominciare tutto. Poi corse verso la sua amica.

“Calia, come stai?

Calia, rialzandosi, gli sorrise. Era in ascolto, con le sue orecchie da poco rinate, maltrattate in un Vortice di dolore e di morte, e con l’attenzione senza posa che le scorreva nei grandi occhi. Intorno a loro regnava, innaturale, un silenzio completo.

“Il Vortice… tutta la profezia si sta avverando: abbiamo spezzato qualcosa nel Patto con il Male. Credo che ora sia tutto di nuovo in discussione. La comunità non sta pagando più il suo debito, perché sei fuori dai confini in cui ti aveva relegato la scelta dei suoi membri. Sei libera, Calia, e loro… noi tutti, siamo di nuovo in pericolo. Il Male è di nuovo a caccia. Dobbiamo pros…oddio!”

Gli occhi di Calia seguirono lo sguardo terrorizzato di Ramon in alto dietro la spalla di lei, e toccarono una visione spaventosa. Adagiato tra due rami vicini a circa dieci metri dal terreno, giaceva in una innaturale posizione, come se non avesse più uno scheletro a sorreggerlo, il corpo di un anziano signore. Martoriato e disfatto, sembrava una grossa sanguisuga penzolante. Un soffio di vento lo avrebbe fatto senza dubbio cadere, o forse svolazzare senza peso come una foglia, tanto sembrava inconsistente la sua materia. Gli occhi spalancati dalla morte incontrarono i loro occhi increduli. Calia sentì tutta la leggerezza della libertà assaporata piombare in un orrore, inatteso solo alla coscienza più superficiale.

“Mi hanno seguito.”

La mano di Ramon strinse con disperazione il simbolo di vetro della scomparsa dei genitori di Calia, il simbolo del Patto, il simbolo della nuova libertà, il simbolo della nuova sofferenza, il simbolo del Male e della sfida contro di esso, il simbolo che poteva rompere e unire, distruggere e far rinascere, le due linee che vigilavano sulla vicenda e che avevano visto, forse contribuito a, innescare. Quello stesso simbolo, impresso nella carne di Calia alla base della schiena, improvvisamente la sferzò con un bruciore di richiamo.

Quel vecchio, scaraventato lassù e dilaniato dal Vortice, era uno dei Tre Saggi. Non vi era traccia degli altri due.

“Mi hanno seguito.”

Ripeté Ramon.

“Ogni attenzione è stata inutile. Sono stato prudente, almeno ho tentato, ho covato per anni il desiderio di lasciare quella comunità di egoisti, di donne e uomini con ombre così spesse da coprire l’intero terreno in cui si stanziano, ho fatto tesoro dei miei errori, ho fatto piani con la paura che mi paralizzava, e non sono riuscito a sfuggirgli. UN ANNO, PER UN ANNO LI HO AVUTI DIETRO SENZA CHE ME NE ACCORGESSI! Mi hanno seguito fino alla fine, aspettando che li portassi da te per ucciderci insieme. Ma perché? Se uno di loro è morto, gli altri due che fine avranno fatto, dove saranno?”

Calia lo guardò e Ramon capì. Era inutile restare lì a farsi domande. Il loro destino li portava all’interno della foresta, e qualunque indecisione non li avrebbe condotti a nulla. Dovevano proseguire, e affrontare quello che avrebbero trovato addentrandosi. Inoltre la foresta lì era meno fitta, e li esponeva a sguardi ed attacchi. Calia sentiva il calore dell’urgenza e della paura mischiarsi al desiderio di esprimere il riconoscimento per quel giovane salvatore che rischiava la vita per lei, per la loro amicizia, e per un torto che lei non sentiva di aver subito da lui. Sentiva sconveniente la sensazione di gratitudine e di sincero affetto per Ramon che tingeva quel momento di gravità e di pericolo, ma sapeva che avrebbe potuto non esserci più alcun momento per loro. Con il cuore che batteva nel petto il ritmo delle parole che non poteva esprimere con la voce, prese il volto di Ramon e lo baciò.

L’isolamento che seguì fu un limbo perfetto. Le loro anime ed i loro respiri si univano dopo anni di attesa e desiderio. Proprio nel momento della disperazione, l’amore trovò il modo di proteggerli, regalandogli la forza di proseguire. Ramon si perse. Calia di perse. Quando, millenni ed istanti dopo, aprirono gli occhi per guardarsi, credettero di essere nella loro casa, in una lontana terra di pace, dopo un sogno che, seppure orribile, li aveva uniti ancora di più svegliandosi da quella brutta sensazione. Ma l’istante di gioia dovette presto lasciare il posto alla desolazione del momento e del luogo, seppure temperata dal bacio magnificamente leggero. Ramon tentò di dire qualcosa, ma gli occhi di Calia gli dissero che la loro unione non aveva bisogno di parole. Guardandosi ancora per un poco, unirono all’affetto la risoluzione e, con i soli oggetti in grado di aiutarli, il fucile, la mappa avvolta nella pelle, il simbolo, lasciarono dietro di loro l’Anziano, l’inizio della foresta, ed il nulla al di là di essa. Ramon avanzava piano: l’emozione del bacio che per anni, dentro di sé, visualizzava come l’estrema felicità della sua ricerca di perdono verso Calia, un’emozione che non avrebbe avuto una giusta espressione vocale, si trasmetteva ai suoi gesti con l’incanto di un’indecisione infantile. Sentiva che l’unico modo di onorare l’affetto che provava per lei era di rimanere immobile. Ma immobili non potevano rimanere. Chiuse gli occhi Ramon, per lasciar fluire in sé ancora per poco la sensazione di elettrica dolcezza del bacio, poi si costrinse a parlare. La voce andava piano ed insicura come i suoi passi.

“Gli altri due Anziani potrebbero essere morti, e come noi potrebbero invece essersi salvati. Non c’è modo di saperlo. Dovremo stare attenti ad ogni piccolo rumore, e dormire a turno, fino a… non lo so fino a quando, in effetti non so neanche fino a dove.”

Calia prese con dolcezza la mappa che Ramon teneva stretta nella mano, che non aveva mai lasciato da quando il vortice li sorprese, nonostante questo lo avesse sollevato da terra, nonostante la corsa con la gamba ferita, la paura, lo stordimento. Lo ringraziò per quella tenacia con l’orgoglio negli occhi, e sperò che lui lo comprendesse. Accarezzandogli la mano ed avvicinandosi studiò insieme a lui i segni e gli appunti che Ramon aveva preso dodici anni prima, in una notte di gelo e dolore.

“Comincio a ricordare il senso di questi segni, e parti della conversazione che udii la notte in cui disegnai questa mappa. Era la stessa notte in cui ti abbandonai a terra, la notte in cui mi maledissi per la mia codardia e tentai di rimediare portandoti qualcosa da mangiare. La notte della scomparsa dei tuoi genitori.”

Calia lo accarezzò. Gli stava dicendo che aveva ampiamente ripagato ciò che lui credeva fosse un gesto di codardia, e che in fondo era la normale paura di un bambino. Era lei che doveva ringraziare lui.

“Questi appunti indicano che si può rompere il Patto con il Male. Che per farlo bisogna raggiungere una radura che è il cuore della foresta, e che per arrivarci bisogna seguire alcuni alberi con delle radici particolari.”

Calia non lo seguiva. Cos’era esattamente quel Patto di cui già lo aveva sentito parlare, che aveva letto nella mappa di Ramon e che sembrava aver causato tutta la sua tragedia? Che cosa bisognava fare una volta raggiunta la radura?

Ramon comprese il suo disorientamento. Calia non sapeva nulla di ciò che aveva scoperto in quella sera, e che aveva avuto modo di comprendere negli anni di nuova vita della comunità. Calia sicuramente intuiva, ma doveva avere delle risposte precise. Era arrivato il momento per lei di sapere perché i suoi genitori erano scomparsi, perché era stata picchiata ed abbandonata, e perché nessuno a parte Ramon aveva tentato di aiutarla. [continua…]

 

© Andrea Orlando – 2012 – Tutti i diritti riservati