[…segue] L’albero che rappresentava la prima tappa del loro cammino non aveva nulla di strano, a parte l’attesa forma delle sue radici. Quel simbolo continuava a racchiudere in sé un senso ed un’importanza che cresceva ad ogni istante. Improvvisamente il vetro che riproduceva quello stesso simbolo cominciò ad emettere luce: non brillava propriamente, ma divenne più chiaro, attirando lo sguardo di entrambi. Era come se una lucciola al suo interno si fosse svegliata. La sensazione di quel segno fu un piccolo sollievo per la loro angoscia. Con lo stomaco e la gola serrati in un timore teso come un raggio d’ombra, Ramon e Calia superarono la prima tappa, sapendo che avrebbe potuto condurli ad una morte senza sfumature. Con i sensi vigili continuarono a muovere passi oltre quello che ad entrambi sembrava un punto di non ritorno, fino a che non lo misero alle loro spalle di un largo spazio. Lì si fermarono, ascoltando.
“Il primo albero è passato; almeno sappiamo che le indicazioni sono veritiere. Sembra che il vetro si illumini nella vicinanza di un albero del percorso. Se è così sarà facile individuare le tappe successive. Secondo i miei appunti la prossima tappa dovrebbe essere alla nostra sinistra, in diagonale nella direzione di un albero con un nastro rosso legato ad un ramo dai Tre Anziani.”
Si incamminarono in una diagonale scelta dall’istinto, fino a che i loro occhi incontrarono il rosso estraneo in un punto di quel bosco saturo di gravità.
“Eccolo”
Pronunciò Ramon con sospetto. Tutto era troppo tranquillo. Sapeva che gli altri due Anziani erano probabilmente sulle sue tracce; forse li stavano osservando dietro qualche albero, in attesa di qualcosa che a lui non era dato sapere, e che gli bruciava dentro come una verità che poteva ucciderli. Sia Ramon che Calia, senza dirsi niente, non proseguirono verso l’albero, ma rimasero immobili ad ascoltare. Era come se nell’aria non ci fosse più nulla dei tratti comuni della realtà: non si sentivano odori, non si muoveva nulla. Neanche il più piccolo rumore. Calia ebbe il dubbio di aver di nuovo perduto l’udito che le era stato nuovamente concesso, in un crudele gioco di illusioni e dolore. Ma osservò Ramon, e seppe che anche lui aveva la stessa sensazione, provava l’identico nulla che li avvolgeva come un telo d’aria aderente alla pelle. Dopo un tempo indefinibile ripresero a muoversi, di comune accordo, senza dirsi nulla. Un cielo di luce immobile sembrava schiacciarli verso il terreno. Le parole non servivano e sembrava ad entrambi che qualcosa di sacro e pericoloso stava per rompersi. Camminare era un intollerabile affronto. Ripresero ad ogni modo ad avvicinarsi alla tappa successiva: l’albero con il nastro rosso, ricordo di un passato in cui i Tre Saggi lo avevano legato lì per ricordarsi il percorso corretto e giungere alla radura di cui aveva sentito parlare Ramon, se mai i loro corpi avessero oltraggiato nuovamente quel luogo maledetto. Raggiunsero l’albero, lo osservarono, lo oltrepassarono. Il simbolo di vetro non brillava. Ramon sentiva tuttavia qualcosa muoversi dentro di sé, uno sfrigolio in fondo alla coscienza che proveniva da una nuova dissonanza del suo cuore. Per un istante un lancinante strappo nervoso lo paralizzò. Ma fu così breve la frazione di tempo travolta da questa sensazione che Ramon non la considerò più di un effetto dell’enorme tensione che lo percorreva. Non ebbe dolore né preoccupazione, ma il suo corpo registrò l’effetto come la sua mente non fece. Calia non si accorse di questo istante elettrico. Ormai erano a qualche decina di passi dalla pelle-corteccia. Se la tappa fosse stata errata, sarebbe già dovuto accadere qualcosa: la macchia nera a cui alcuni alberi-tappa conducevano, la minaccia di non potere avere la certezza delle indicazioni ricevute, la fine sempre anelante su di loro ad ogni passo.
“Nulla, di nuovo. Dunque il simbolo di vetro non si rischiara vicino ad un albero corretto del percorso verso la radura. C’è qualcos’altro che lo rende sensibile. Qualcosa che è qua intorno a noi, e che muta, si muove. La mappa segnala un terzo albero che ha radici della forma del simbolo, ma non bisogna seguirlo, è un trappola.”
Il terzo albero era di fronte a loro, aveva le radici cercate, e a Calia e Ramon sembrò tutto ancora più assurdo, confuso ed irreale. Rimasero indecisi guardando la corteccia dell’albero malefico, mentre il simbolo di vetro nelle mani di Ramon riprendeva ad illuminarsi.
“Guarda Calia, il simbolo, si illumina!”
Calia sentì un’ansia crescente imprimersi nel suo corpo e nel suo petto, che cominciò a sollevarsi ed abbassarsi sempre più velocemente. Ramon era come incantato, e d’improvviso si sentì risucchiato verso la luce del simbolo. Un’atmosfera velata fece da filtro ad una visione che avvolse Ramon, sottile e ghiacciata come un lago d’inverno. Ramon vide se stesso camminare in avanti timoroso, mentre la mano di Calia si alzava in silenzio dietro le sue spalle. Prima di fendere l’aria con il loro pugnale ella si girò per un istante mostrando occhi rossi di Male puro: poi la lama si conficcò tra la spalla ed il collo di Ramon, penetrando nella carne fino all’impugnatura. Nell’istante della sua morte vissuta dall’esterno Ramon si risvegliò dalla visione. I suoi occhi misero a fuoco il simbolo nelle sue mani, mentre Calia continuava a guardarne anche lei le linee. Ramon fissò terrorizzato la sua amica di sempre, e per la prima volta nella sua vita, ebbe voglia di fuggire da lei. [continua…]
© Andrea Orlando – 2012 – Tutti i diritti riservati