IX

[…segue] Calia era incredula. Il suo Ramon era tornato e già la lasciava nuovamente sola. Dodici anni erano passati a pregare di poter rivedere i suoi occhi, la sua figura timida eppure a suo modo rassicurante, ricordando i giochi che inventavano insieme per passare il poco tempo libero che la comunità concedeva a tutti, nell’idea che ognuno era utile a qualcosa per il bisogno collettivo. Ricordava spesso le lezioni che lei e Ramon seguivano dai precettori insieme agli altri bambini, le letture dei libri permessi, quando uno dei due leggeva e l’altro ascoltava incantato. Ramon era il suo unico amico da sempre, e quasi un fratello maggiore per Codi, il fratellino di Calia.

Ora le regalava un momento di gioia come mai era riuscita più a provare negli anni della loro separazione, come se fosse tornato dall’aldilà, e poi si chiudeva la porta alle spalle facendole intendere che sarebbe potuto non tornare. Come poteva farle una cosa del genere? Cosa lo doveva portare lontano da lei per un’altra notte? Soprattutto: era davvero necessario, ora, adesso che si erano ritrovati? Si rispose di si: se Ramon aveva deciso così, allora l’inevitabilità della sua azione non era da discutere. Voltò alla porta le spalle, che scendevano sempre più in una tristezza senza energia; prese il pugnale sul tavolo, lo pulì accuratamente, e salì la rampa di scale della casa, rifugiandosi al caldo di una coperta, nel letto che un tempo fu dei suoi genitori, scomparsi in un lembo di nulla. Aveva bisogno del calore che Ramon le aveva riportato, e che ora tornava a mancarle. Ma per poco, si rassicurò: Ramon sarebbe tornato. Doveva tornare. E lei lo avrebbe aspettato vigile lì nel letto, senza che nemmeno un respiro sollevasse la sua attesa.

Ramon, al buio di una notte che lo scrutava, scorgeva dal terreno dietro la casa la finestra della stanza dove Calia attendeva, ed immaginava la sua desolazione nel vederlo andare via subito. Aveva pensato a lungo se sarebbe dovuto tornare da lei solo dopo aver compiuto la prima tappa della funzione che aveva deciso di accettare dagli eventi; ma il suo cuore era in uno stato di insopportabile pesantezza al pensiero che avrebbe potuto non fare ritorno e, nel momento del fallimento, non rivedere mai più la sua Calia. Dopo i lunghissimi dodici anni in cui il rimorso lo aveva corroso dall’interno prima che prendesse la decisione di scappare per tornare da lei, Ramon non lo avrebbe sopportato.

Già molte volte, nel corso degli anni, aveva tentato di raggiungere il villaggio dove era cresciuto e dove ora giaceva prigioniera Calia, fallendo ad ogni tentativo per codardia e per la sorveglianza che, ad ogni mancata fuga, i Tre Saggi e la comunità gli stringevano addosso sempre di più. La nuova comunità si era stanziata molti chilometri ad ovest del villaggio maledetto, e aveva dimenticato senza alcuna difficoltà tutta la malvagità che aveva lasciato dietro di sé e di cui essa stessa era l’artefice. Nacquero nuovi bambini, gli uomini invecchiavano, le attività di raccolta delle persone e dei prodotti del terreno continuava, lo stato generale veniva mantenuto in un equilibrio senza occhi. I giovani venivano educati dai più vecchi, i Tre Saggi continuavano ad incanutire ma non morivano, le donne e gli uomini cooperavano in equità al mantenimento della comunità. Era devastante l’assoluta mancanza di rimorso, e agghiacciante l’incuranza con cui i membri ripresero le loro vite, sotterrando l’orribile azione contro Calia nella cenere di un delitto comune. I suoi ripetuti tentativi di fuga avevano reso Ramon un nemico agli occhi di ognuno dei componenti della comunità, e da circa quattro anni viveva isolato nella sua abitazione, ignorato da tutti, compresi i suoi genitori. Era tuttavia osservato giorno e notte, per timore delle conseguenze della sua fuga dal nuovo villaggio: i Tre Saggi lo ritenevano il pericolo maggiore, e le sue azioni venivano additate come esempio per tutti di come il peccato potesse essere contagioso, e seccare il cuore di un ragazzo puro. Inspiegabilmente, però, i Tre Anziani non cedettero mai alle richieste di alcuni di imprigionarlo, e addirittura di ucciderlo, come chiedeva insistentemente Garco, un giovane della sua età che mirava ad ottenere responsabilità in ruoli chiave della comunità. Ramon era considerato in un certa maniera dai Tre, ed era sotto la loro continua osservazione. A volte sembrava quasi che ne avessero timore.

Cominciò a respirare con affanno, mentre si avvicinava al pozzo retrostante la casa. Il piccolo muro che lo delimitava era per metà distrutto, e Ramon ricordò perfettamente la notte di dodici anni fa quando, portando da mangiare alla piccola Calia, a terra senza sensi, gettò qualcosa proprio in quel pozzo, giurando di tornare un giorno per recuperarla e riprendere ciò che il suo cuore gli imponeva di fare. Si accorse che le gambe gli tremavano, e dovette fermarsi un momento a riprendere coraggio. A trecento metri da lui il bosco iniziava la sua corsa verso il suo stesso cuore, e Ramon sentì chiaramente i suoi occhi su di sé. L’affanno non diminuiva, ma doveva proseguire.

La notte in cui la comunità fuggì dal villaggio dopo la scomparsa dei Flannigan e venne imprigionata dal gelo i Tre Saggi, custodi e governanti di tutti i membri, sedevano intorno ad un fuoco mentre tutti dormivano, sotto il terrore di un cielo che guardava tetro l’impossibilità di varcare le montagne, per portarli lontano dal villaggio in cui Calia doveva espiare le colpe di tutti. In quella stessa notte di angoscia e orrore Ramon non dormiva, ma preparava la sua temporanea fuga per soccorrere la sua amica. Percorrendo attentissimo la stretta di quel freddo attanagliante, udì una conversazione dei Tre Anziani [continua…]

 

© Andrea Orlando – 2012 – Tutti i diritti riservati