[…segue] Gli alberi del bosco che conteneva il cuore del male non sorgevano secondo una casuale alternanza della natura, ma avevano una disposizione precisa: uno dei Tre Saggi ne stava ripetendo la geometria ricordando insieme agli altri due le informazioni ricevute il giorno in cui si inoltrarono nel bosco alla ricerca di un accordo con il Male per far cessare le morti nel villaggio. Ogni albero disegnava attraverso le sue radici una forma nel terreno. Solo in alcuni intrecci di esse si poteva tuttavia individuare uno specifico simbolo, il simbolo che i Tre Anziani avevano in quel momento sotto gli occhi. Quella forma indicava alcuni alberi come momenti di un percorso da seguire per giungere alla radura, il cuore del bosco, il cuore nero del Male, dove giaceva la linfa maligna di quella zona di mondo.
Non tutti gli alberi le cui radici disegnavano il simbolo erano però tappe sicure. Nella logica perversa del bosco alcuni facevano deviare dal corretto percorso portando a morte certa, lì dove nessuno sarebbe potuto sopravvivere. Il percorso metteva alla prova, nella scelta delle giuste indicazioni, la capacità di colui che si addentrava, la capacità di trovare il male dentro di sé. Se, di fronte ad un albero con le radici conformi al simbolo conosciuto, una persona che voleva penetrare il bosco avesse sentito la rabbia e il rancore percorrere il suo petto fino quasi a scoppiargli insieme dentro il cuore, allora quella sarebbe stata una delle tappe che avrebbero condotto alla radura.
Il piccolo Ramon tentava di annotare il più precisamente possibile gli elementi focali di quella conversazione, tracciando appunti e disegni per trovare gli alberi che formavano il sentiero. Non riuscì tuttavia a vedere il simbolo da ricercare nelle radici degli alberi, né i Tre Saggi parlarono di cosa fare una volta giunti nella radura al centro del bosco. Riuscì solo a disegnare, insieme alle rivelazioni che ascoltava, una mappa stilizzata del percorso che i Tre Anziani ricordavano di avere intrapreso giungendo loro stessi alla radura, ma era qualcosa di vago, di impreciso. Tutto d’altronde poteva essere d’aiuto perché Ramon decise, rispondendo ad una richiesta che sentiva fuori dal suo corpo di quasi tredicenne, che il suo senso di colpa per aver lasciato Calia lì a terra poteva essere compensato dal ruolo che ora sapeva di poter assumere sopra di sé: rompere il Patto maledetto, e salvare Calia. Il resto, il vortice che sarebbe arrivato, la distruzione della comunità, la morte, tutte conseguenze possibili della rottura del Patto, in quel momento non contavano nulla per la sua giovane mente sconvolta in cerca di una direzione. Con la scarna mappa e le indicazioni che era riuscito a prendere, avvolte in un brandello di pelle di cinghiale, terrorizzato e senza troppa lucidità, Ramon scappò via dall’accampamento in cui tutti aspettavano con ansia infinita l’arrivo del mattino, per superare le montagne. Sapeva che non avrebbe avuto il coraggio di non tornare più alla comunità, d’altronde erano ancora tutti troppo vicini per essere certo che non sarebbero andati a riprenderlo; poteva però portare a Calia qualcosa da mangiare. Anche se non sarebbe rimasto con lei, il suo piccolo aiuto le sarebbe arrivato. Quella notte Ramon scese verso il villaggio deserto dove Calia restava a terra quasi morta, per non sentirsi un vigliacco e per dimostrare a sé stesso di poterla salvare. [continua…]
© Andrea Orlando – 2012 – Tutti i diritti riservati