shame on us

Vergogna di vivere, vergogna di sopravvivere, vergogna per voltare gli occhi di fronte a chi chiede aiuto, vergogna di non sapere chiedere aiuto. Mentre ti trascini nel mondo cercandone  l’energia in un corpo, nell’esplorare il contatto, il calore, l’elettricità, il mondo non pensa a te, ti guarda lasciarti annichilire semplicemente per il gusto di dire agli altri che sa cosa cerchi, e che lui, il mondo, ti offre tutto, proprio là, ma non sta a lui dartelo, piuttosto a te prenderlo. Tu prenditi una puttana, prenditi una birra, prenditi una rivista, una webcam, una doccia, e di nuovo tutto daccapo, il mondo continua a sorridere dandoti tutto quello che ti serve, e a volte giocando con i segnali, i micro-fati di un destino che non è scritto, e gli estremi messi lì apposta per farti capire. Di volerne fare parte, o di escluderti. Dagli eccessi, dalle relazioni, dalle certezze. Scegli tu, e se te ne vuoi andare da qui, pensaci, pensaci ancora, ripensaci e osserva i dettagli. Noti le strade? I tailleur, i colpi, il vino, il canto, il colore dei capelli, gli anelli? Non ti sembra che qualcosa dietro ogni elemento ci sia, a dirti di andare avanti, o indietro anche, ma di muoverti? Ah, no, se non è così allora sbagliano, gli altri non capiscono, tu invece si. Gli altri cercano sensi nei legami, ma sensi non ce ne sono. E sono davvero stupidi a crederci, ché qui davvero ce n’è per tutti, ma i legami, davvero dove sono andati a finire? Nascosti bene, così bene? Ma ci sono. Forse. Proprio lì davanti. Peccato non afferrarne le corde. Vergogna. Dove sei finita?

Non c’è la necessità di vedere questo film, perché non racconta nulla di nuovo. Disagio, incertezza, vuoto, violenza, sesso. Tutti estremi già conosciuti ed esplorati in mille modi nel cinema. Ma lo fa bene. Gli attori lo fanno bene, la regia te lo racconta bene (ormai camera a mano, ormai cupi i colori e inquadrature ferme, un tempo avremmo detto troppo ferme, ormai finale aperto, ché nessuno rischia più di affermare una verità). E’ un racconto furbo, ma funziona. La crudezza? Diavolo se serve quando devi dare l’idea della caduta! Che fai nascondi tutto il precipitare e stacchi sul tonfo in fondo al pozzo? Un solo colpo devastante rende meno che tanti (in)costanti colpi alla dignità e alla morale. Non vedetelo, se questi ultimi due vocaboli hanno un senso univoco.

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